Kosmos, parola che in greco significava ‘ordine’, prende ispirazione dal tema del viaggio, inteso come impresa necessaria alla conoscenza della natura. Viaggiare consente di scoprire non solo spazi geografici ma nuovi confini scientifici e mentali.
Allestito presso Palazzo Botta Adorno, considerato la più elegante dimora patrizia di Pavia che in passato aveva ospitato personaggi illustri tra cui Napoleone e Vittorio Emanuele II di Savoia, il Museo di storia naturale Kosmos si ripresenta oggi in una veste completamente rinnovata e interattiva, con circa 500 reperti affiancati da giochi multimediali, video, postazioni interattive per bambini e molto altro.
Avviato da Maria Teresa d’Austria nella seconda metà del Settecento e diretto per quasi trent’anni da Lazzaro Spallanzani, il Museo vanta una tra le più antiche collezioni zoologiche al mondo con molti reperti significativi per il loro valore storico-scientifico, come un coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus), un ippopotamo (Hippopotamus amphibius), uno squalo mako a pinne corte (Isurus oxyrhynchus) e un tursiope (Tursiops truncatus).
Nei secoli il Museo ha visto crescere le sue collezioni grazie ai contributi di Giuseppe Balsamo Crivelli, Torquato Taramelli, Leopoldo Maggi e Pietro Pavesi, solo per citare alcune delle numerose personalità scientifiche che vi operarono.
Le collezioni di zoologia ammontano a circa 9800 vertebrati e includono reperti di epoca spallanzaniana, intere collezioni o singoli esemplari acquistati o scambiati nel corso dell’Ottocento oppure procurati durante i viaggi di esplorazione scientifica nel XIX e XX secolo.
La sezione più consistente è quella ornitologica che annovera 4.300 uccelli naturalizzati con le paradisee donate nel 1876 da Giacomo Doria, i due condor delle Ande (Vultur gryphus) catturati in Cile nel 1835 dall’esploratore Gaetano Osculati, gli esemplari ottocenteschi provenienti dai viaggi degli italiani Orazio Antinori, Odoardo Beccari e Luigi Maria D’Albertis.
I mammiferi assommano a un totale di 1200 elementi.
Di particolare rilevanza storica e scientifica un elefante africano (Loxodonta africana) pervenuto durante la direzione di Pietro Pavesi e la ricca dotazione di primati tra cui un maschio di gorilla originario del Congo.
Tra i pesci, meritano attenzione alcuni squali preparati a secco nel XVIII secolo, i dipnoi procurati da Pietro Pavesi e un raro celacanto (Latimeria chalumnae), pescato nel Canale di Mozambico nel 1963.
Tra i campioni in alcool sono da segnalare, oltre alla collezione settecentesca del medico olandese Cornelis van Hoey, l’insolita natrice tassellata albina (Natrix tessellata) trovata nel 1879 nei dintorni di Pavia, un sauro (Agama robecchii) acquisito dall’esploratore pavese Luigi Robecchi Bricchetti in Somalia nel 1890 e, tra i roditori, un raro esemplare di eterocefalo glabro (Heterocephalus glaber), prelevato da Vittorio Bottego nel 1895 in Abissinia.
Tra gli invertebrati, rivestono particolare interesse:
Si tratta di 30.000 campioni fossili e di circa 5.000 pezzi tra rocce e minerali.
Sono principalmente reperti di invertebrati fossili di tutti i periodi geologici dal Precambriano al Pleistocene, oltre a parti scheletriche di vertebrati del Quaternario del Pavese raccolte nel letto del Po.
Di estremo rilievo, le 65 lastre di pesci che arrivano dal giacimento fossilifero di Bolca, un esemplare originale di ittiosauro (Stenopterygius quadriscissus) del Mesozoico, un crinoide piritizzato del genere Pentacrinus e uno scheletro completo di orso delle caverne (Ursus spelaeus), originario dalle Alpi lombarde.
Comprende 5.000 reperti specialmente di vertebrati suddivisi tra scheletri, preparazioni a secco e campioni in liquido.
Nella collezione di scheletri spicca per numero e ricchezza di specie quella dei primati. Tra i più imponenti, un rinoceronte bianco (Ceratotherium simum) e una balenottera comune (Balaenoptera physalus).
Di assoluto pregio si presentano, nelle teche coeve, due statue miologiche di un cervo e di un cavallo della seconda metà del Settecento attribuite a Giovanni Battista Volpi, chirurgo tra i primi docenti di medicina veterinaria a Milano.
Il Museo possiede circa 600 preparati in cera, realizzati soprattutto da Angelo Maestri, medico, preparatore del Museo e abile ceroplasta ottocentesco.
Interessanti i nove quadri didattici (1853) che rappresentano l’anatomia, lo sviluppo e le malattie del baco da seta e le 500 riproduzioni di funghi, utili al loro riconoscimento e al loro uso commestibile.
Due serie di tavole, utilizzate come ausilio alla didattica tra Ottocento e Novecento, contemplano un migliaio di elementi: si tratta di grandi cartoni a tema zoologico e anatomico, dipinti ad acquerello negli istituti universitari pavesi da docenti e assistenti, e un gruppo di duecento tavole litografiche del naturalista di fine Ottocento Rudolf Leuckart, adottate in molte università come sussidi all’insegnamento.