Kosmos è ospitato in un’ala di Palazzo Botta Adorno la cui costruzione risale al 1693 con l’acquisto da parte di Luigi Botta Adorno di due case confinanti con una sua dimora. I lavori procedettero con la decorazione ad affresco degli interni, attribuita a Giuseppe Natali, e in particolare dell’appartamento di rappresentanza, detto ‘del Re’. Esso si estendeva al primo piano, in quelle otto sale che, al piano terra, corrispondono oggi allo sviluppo del Museo.
Risalgono ai primi decenni del Settecento due ambienti, gli unici risparmiati dalla ristrutturazione ottocentesca, appartenenti all’appartamento del maresciallo Antoniotto Botta Adorno, ovvero un’ampia sala che immette in una camera da letto con alcova, la cosiddetta ‘Stanza di Napoleone’ che ospitò il Bonaparte in visita ufficiale a Pavia nel maggio 1805. Gli affreschi sono attribuibili al cremonese Giovanni Angelo Borroni.
Il palazzo fu completato sul finire del Settecento quando venne riccamente decorato di stucchi e dorature, ornato di pitture e sculture di pregio e riempito di specchiere, lampadari, mobili e arredi rari.
Il salotto dei Botta Adorno svolgeva una funzione importante nella vita sociale e culturale in Pavia. Lazzaro Spallanzani frequentava l’ambiente in virtù dei rapporti con la marchesina Clementina Botta. Nell’Ottocento l’edificio, considerato la più bella dimora patrizia di Pavia, accolse molti personaggi illustri: oltre a Napoleone, Francesco I d’Austria, Ferdinando d’Asburgo, Joseph Radetzky e Vittorio Emanuele II di Savoia.
Dopo la morte dell’ultima discendente della casata, il complesso fu acquistato nel 1887 dall’Università per farne sede degli istituti scientifici; iniziarono allora importanti lavori di ampliamento, restauro e rimaneggiamento edilizio. La facciata di gusto neoclassico, che presenta interessanti metope con soggetti riferibili alle scienze, fu realizzata nel 1892 da Leopoldo Mansueti in collaborazione con Alessandro Maciachini. L’ingresso, oggi numero civico 10, fu concepito come galleria interposta tra la piazza e il giardino.
A metà dell’androne, a destra e a sinistra, partono tuttora due monumentali scaloni, uguali e simmetrici, di evidente gusto neoclassico. Nella ristrutturazione ottocentesca il palazzo ebbe aggiunte due ali che includono le due grandi aule a emiciclo e i due ‘minareti’ progettati quali torri di aspirazione per la ventilazione dei laboratori e delle sale settorie.
All’esterno del palazzo, sul retro, è visibile l’acquario realizzato nel 1913 su iniziativa di Camillo Golgi, con vasche e incubatoi per fini didattici e per lo studio della riproduzione dei pesci.